Facciamo un po’ di biografia. Pietro Crinò, classe 1949, medico anestesista, ha prestato a lungo servizio presso l’ospedale di Siderno. Ma un medico umanista e soprattuttoumano, come lui lo è, non poteva rinchiudersi dentro una sala operatoria, e si è aperto all’impegno sociale. Da socialista, secondo l’insegnamento del fratello Giuseppe, che in famiglia dell’antica fiamma portò i tepori, che accaldarono anche Franco, poi divenuto senatore, e ora sempre sulla breccia. Sindaco di Casignana per diverse consiliatur(compresa quella attuale), è stato Consigliere di amministrazione di “Locride Ambiente”, Presidente dell’Assemblea della Associazione dei Sindaci della Locride dal 2009 al 2012 e nel penultimo biennio vicepresidente di Confindustria con l’incarico di responsabile del settore Sanità. Nel corso della sua esperienza lavorativa di medicoospedaliero, Pietro Crinò ha rivestito l’incarico di responsabile dell’ANAO(l’Associazione nazionale sindacale del settore) nell’ambito dell’Asl n.24. Alle elezioniregionali del 2010, con 4.656 voti riportati nella lista “Scopelliti Presidente” della circoscrizione di Reggio Calabria, è risultato il primo dei non eletti. Èalla prima legislatura. Nella seduta del 3 maggio 2013 subentra al consigliere dimissionario Giovanni Emanuele Bilardi. Appassionato di calcio, sostiene l’attività della Scuola Calcio “SasàMinnici” di Casignana che partecipa a tutte le attività della Federazione Italiana Gioco Calcio. Segue il mondo dell’enologia locale, con una particolare attenzione rivolta alla valorizzazione dell’antichissimo vino “Greco di Bianco”. (Il vino per brindare al suo ingresso nel Palazzo non gli manca e non ci manca).
“Chi fur li maggior tui”nella scelta del socialismo come teoria e pratica, e anche rinvio del sol dell’avvenire?
Non mi viene
difficile pensare alla tradizione dei grandi sindaci socialisti della Locride,
della Calabria, dell’Italia.
A qual tempo
migliore del nostro risale la decisione di entrare nella mischia sociale?
Siamo a metà degli anni ’70 ed avevamo già chiara quella visione
di libertà e impegno sociale che distingueva il partito socialista dagli altri
partiti. Già per Pascoli il socialismo “è un fenomeno d’altruismo”. E’ come
dire a tutto tondo “ entro nella mischia sociale con ottimi propositi”. Per
questo noi giovani pensavamo che fare politica significasse costruire “l’uomo
nuovo”, eravamo convinti che tutti potessero occuparsi di politica e la questione
sociale era una priorità, una missione. Ma bisognava conquistare dei posti di
gestione, senza violenza, ma con la capacità politica e la forza delle idee. Il
tempo ci ha detto che questi traguardi sono stati raggiunti.
Il Sessantotto ti sfiorò appena o ci sei stato dentro?
Mi iscrivo all’Università giusto in quegli anni perché ho
scelto per la vita di fare il medico. A Messina abbiamo respirato “il vento di
cambiamento” del ’68 pure nei primi anni ’70, poiché al Sud la sua
spinta è arrivata in ritardo con tutta la sua efficacia e le sue
contraddizioni. Ciò che non condivido, per esempio, è un certo appiattimento
delle carriere che ne è conseguito. Io ho voluto dare un senso “pieno” alla mia
professione. In politica abbiamo ritenuto che il nostro passo verso le
istituzioni, grazie al consenso popolare che ci è subito stato amico, doveva seguire la via del riformismo e della responsabilità.
Nell’azione che abbiamo svolto, è stato importante aver tenuto sempre presente
i valori etici.
Poi, tu diventi sindaco di Casignana. Sindaco
socialista. Quando e con quale alleanza politica?
Non vinco al primo tentativo, in un’elezione caratterizzata
da situazioni elettorali poco chiare. Poi, conquistiamo il Municipio nel 1988
con un’alleanza tra socialisti e comunisti, come li chiami tu. Aggiornando le
alleanze e conseguendo notevoli risultati lo abbiamo mantenuto per più
legislature.
Casignana non era un paese qualunque. Giungeva al presente con una storia ricca di sangue e di martirio. Ti ricordo la strage contadina del settembre 1922. Tu ti sentisti all’altezza di quell’epopea?
Riferendosi a quegli anni, nel suo libro “La Strage di Casignana”,
Gaetano Cingari scrive: “La propaganda
socialista si faceva più capillare e più efficace, e a Casignana e in tutte le
terre di quel comprensorio ionico giovani intellettuali e professionisti
abbracciavano l’ideale socialista e la battaglia dei contadini”. La causa dell’eccidio, dunque, non è stata
solamente la faccenda per il possesso della foresta Callistro, ma anche la
volontà di sopprimere i nuovi protagonisti della vita municipale. Io, quindi,
ho ereditato un importante passato che ho cercato sempre di onorare con i
principi cari al socialismo e la buona amministrazione.
Tira fuori le
somme della tua lunga carriera di
sindaco
Diciamo che i
servizi sono stati sempre garantiti ed efficienti grazie ad una serie di
finanziamenti che hanno sostenuto i nostri programmi. Pochi lo citano ma
Casignana fa la raccolta differenziata dall’inizio degli anni ‘90. Il paese,
poi, ha cambiato il suo volto
urbanistico ed ha migliorato le sue strade poderali. Sono state completamente rinnovate
ed abbellite le vie principali e la piazza Municipio. Abbiamo realizzato parchi
giochi ed impianti sportivi ed abbiamo trasformato il centro storico, quasi
dimenticato, in un albergo diffuso gestito da una cooperativa di giovani del
luogo. Alla Villa Romana di Contrada Palazzi abbiamo dedicato un impegno
straordinario perché il sito meritava di essere valorizzato al meglio. Adesso è
meta di visitatori che arrivano da ogni parte del mondo ed è oggetto di studio
in convegni che richiamano l’attenzione di intellettuali come Sergio Rizzo, Massimiliano
Fuksas ed Anna Maria Barbato Ricci. Persino il futuro re dell'Arabia Saudita, il principe
Salman bin Abdulaziz bin Salman Al Saud, in
un incontro a Rimini organizzato dall’Istituto Pio Manzù che aveva come tema “La produzione culturale italiana letta dagli altri”, è rimasto piacevolmente sorpreso durante la
proiezione di un video riguardante i mosaici del nostro sito archeologico. E’ chiaro
che ciò ha dato a Casignana una visibilità ed una dimensione impensabile per un
paese di 800 abitanti. Tutto questo senza lasciare debiti e con crediti nei
confronti della Regione di due milioni di euro che si aggiungono ad altre
entrate imminenti pari ad altri 400 mila euro.
Poi, a un
certo, punto la scheggia che ha originato la grande ferita. Contro la egolatria della
stragrande maggioranza dei sindaci, che tengono ben riparati i loro territori,
tu accetti la costruzione in agro di Casignana
d’una discarica, e va a finire che…
Questa scelta è stata fatta esclusivamente dalla Regione,
poiché per le sue caratteristiche contrada Petrosi si prestava alla
realizzazione del sito. E va a finire che… Casignana diventa luogo di soluzione
ai problemi del territorio, a nostro
avviso – ma c’è un processo in corso- con disfunzioni gestionali minime. E va a
finire che il Comune ha saputo finalizzare le entrate creando posti di lavoro.
In realtà dovremmo augurarci che ogni altro sito del circuito dei rifiuti
riesca a svolgere il prezioso servizio garantito dal sito di Casignana, anche
in momenti di straordinaria emergenza per tutto il territorio e per la città di
Reggio Calabria.
Dunque, la fatal discarica. Poi
vai anche agli arresti domiciliari. Una semplice denuncia non fa scalpore. E
sul punto il garantismo del Pdl di cui fai parte s’è rivelato di ricotta.
Ognuno di noi, quotidianamente, nei nostri paesi, vive l’emergenza
rifiuti e può comprendere bene la gravità della situazione. Per questo è paradossale
finire agli arresti domiciliari perché si tenta di risolvere nel migliore modo
possibile un problemi urgente di tutti. Dico “si tenta” perché dovrà essere il
processo a conclamare queste nostre convinzioni. Però, è anche paradossale che
si parli di rischi ambientali quando le analisi dell’Arpacal ci hanno sempre
rassicurato. Per di più, come ha sostenuto il Procuratore Pignatone in
conferenza stampa, non sono stati intravisti inquinamenti mafiosi, mai c’è
stato il pericolo del conferimento di rifiuti speciali e grandi erano le
difficoltà di fronteggiare la quantità sproporzionata di rifiuti in discarica.
Sul grado di solidarietà che abbiamo ricevuto in questa vicenda hai ragione,
anche perché noi siamo abituati a darla sempre quando siamo convinti che questa
è ben riposta.
Poi è arrivato lo scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazione
mafiosa. La quale, a tener conto d’una
recente pronunzia del Tar del Lazio, coccolata da dirigenti cospicui della
Lista Scopelliti, non ha bisogno di prove, ma solo del sospetto. Le carte su
Casignana che dicono?
Ho già detto attraverso una nota stampa che dopo aver letto
con attenzione le carte del Decreto di scioglimento del comune di Casignana ho
ravvisato chiare inesattezze e persino scambi di persone. Poi, in
merito alla vicenda giudiziaria relativa alla discarica di Casignana, per la
quale come detto è in corso di svolgimento il processo, occorre evidenziare,
con assoluta chiarezza, come alcun titolo di reato contenente qualsivoglia
natura di " mafiosità" prevista dal nostro ordinamento, mi sia stato
contestato dalla magistratura inquirente. Sarà, poi, il tribunale amministrativo, a
verificare, ad esempio, se la politica dei tributi, assolutamente rigorosa,
possa essere oggetto di contestazione, oppure quale istituzione dello Stato
abbia indicato all’Ufficio Tecnico di velocizzare le procedure di gara, specie
quelle relative alla discarica, e se le ditte aggiudicatarie dei lavori fossero
o meno nelle condizioni di essere chiamate ad eseguire i lavori.
Quindi hai proposto ricorso?
Ovviamente si.
Ovviamente si.
Ma c’ è un altro aspetto della tua vita politica; quella di Presidente
dell’Associazione dei Sindaci della
Locride. Una storia gloriosa e animosa:
prima con Sisinio Zito, poi con te. Adesso, è arrivata la palude.
Tutti riconoscono che sia nel mandato di Sisinio Zito che in
quello mio abbiamo portato le istituzioni, specie la Regione, a confrontarsi
con continuità. I risultati, certo, li conteremo. L’Associazione se usata a
dovere può essere uno strumento utile.
Nel 2010 ti vedo
candidato nella lista regionale del Pdl. È stata una sorpresa per
me che ti ho saputo sempre come
socialista. Si cambia, è vero. Ma bisogna spiegare perché
Ti ricordo la storia poi mi dirai se la consideri una
sorpresa. Dopo gli anni dell’aggressione, ‘92-‘94, i socialisti riacquistano uno
spazio nel centrodestra che gli consente di esistere politicamente, con il loro
simbolo, e non perire del tutto. D’altronde, più di quattro quinti del vecchio
gruppo e gran parte della classe dirigente del PSI confluiscono e trovano
spazio nel centrodestra di Berlusconi. In questa alleanza, noi stessi abbiamo
conquistato il Consiglio Regionale ed il Senato della Repubblica. I socialisti
del centrosinistra, invece, sono rimasti
residuati con piccole percentuali e poca considerazione hanno avuto da parte
dei promotori del nuovo compromesso storico in chiave ulivista. L’ostracismo
nei nostri riguardi non è mai venuto meno e la presunta superiorità morale
degli ex-comunisti si è materializzata, ahinoi, in un’ antica distinzione, più
religiosa che politica, tra figli della luce e figli delle tenebre.
Primo dei non eletti, entri ora, dopo le dimissioni di Giovanni
Bilardi, nominato al Senato, in
Consiglio Regionale. Il Palazzo del
Potere visto da fuori, e ti dà l’idea
d’una grande libertà d’azione. Il Palazzo del Potere visto da dentro, e capisci
subito che comandano gruppi oligarchici. Che fare, che cosa puoi fare?
Ho avuto già modo di dire che il Consiglio Regionale me lo
sono conquistato sul campo, prima realizzando circa 5000 voti all’elezione del
2010 ed adesso trovando tantissimi di voti per poter scalare la posizione di
Bilardi che presumo sarà il più contento di tutti, dato che è arrivato a
Palazzo Madama. Se, poi, si riesce a far partecipare alle decisioni più
interlocutori possiamo dire di aver già raggiunto un importante risultato.
Ti faccio un ragionamento. La questione calabrese: c’erano Mancini, Misasi, Antoniozzi, un forte partito comunista, sinceramente applicati alla sua soluzione. Non ci riuscirono. La Locride era la costola più dolorante della questione calabrese, e tale rimane. Tu che ci puoi fare?
Credo sia inesatto continuare a parlare di tutto e non delle
cose mirate che si possono fare per la Locride. Nel confronto con Pietro Ciucci,
Amministratore Unico Anas S.p.a, mi sono concentrato sui finanziamenti che
bisogna trovare al Cipe – 120 milioni- che occorrono per completare il tratto
fino ad Ardore della statale 106. Le strade del turismo sociale le abbiamo già
praticate con il turismo culturale di un rinomato sito archeologico. Un altro problema
di molte zone del Sud è che queste non hanno voce. Bisogna utilizzare tutti gli
strumenti. Ultimamente, ad esempio, abbiamo lavorato alla legge sull’editoria
minore che sto per depositare. E’ necessario usare ogni mezzo per riaccendere
il dibattito ed i temi non sono pochi: la capacità di governo dei politici in
una regione che ha potuto contare su Mancini e Misasi, come abbiamo detto, il
peso specifico della classe dirigente calabrese, lo sforzo di Scopelliti di
riaccreditare questa regione a Roma, le preziose occasioni degli investimenti
comunitari, un nuovo modo di vedere le cose che ci è essenziale come cittadini,
la capacità propositiva e realizzativa della deputazione calabrese e di noi
consiglieri regionali che non possiamo correre il rischio, come diceva Gaetano
Salvemini - che tu citi spesso - di apparire “gli onorevoli interpellanza” o i
campioni dei comunicati stampa facili. Insomma, ognuno di noi non può ritenersi
soddisfatto solo se non riesce a dare un segno tangibile nel mandato che svolge.
Tu sei l’unico consigliere regionale della Locride,
grande corpo elettorale che ha dato e dà sangue
a tutti tranne che ai candidati del luogo, come è invariata tradizione.
Il peso che ricade sulle tue spalle è enorme. La Locride è indifesa e tocca a
te difenderla.
Sono certo che il Presidente Scopelliti non perderà
l’occasione, anche attraverso il neo consigliere regionale della Locride, di
dare spazio a questo territorio. Dal canto suo, il territorio ha l’opportunità
di sfruttare una rappresentanza diretta senza continuare a cercare collegamenti
improbabili con chi, per forza di cose, non può comprendere pienamente il
territorio quanto a progettazione ed interventi.
Ma non dimenticare che una classe dirigente è tale se , come i pellegrini al Santuario di Polsi, non si getta di continuo ai piedi del Prefetto, incenso alzando per coprire il tanfo funerario dello scioglimento dei consigli comunali.
Personalmente non mi sono mai gettato ai piedi di nessuno. Dalle
istituzioni desidero avere soltanto rispetto, verità, giustizia. In taluni
passaggi non li ho avuti. Le istituzioni vadano avanti nel loro lavoro ma si
tenga presente che non tutti gli scioglimenti dei consigli comunali sono uguali.
Complessivamente e prioritariamente bisogna modificare la normativa per le
infiltrazioni mafiosi negli enti. Quanto alle istituzioni politiche dovremo
essere utili a vicenda e, ancor prima ed insieme al proprio livello di
responsabilità, dovremo essere d’aiuto alla nostra regione.