Oggi, ho accolto l’invito del sindaco Pino Giuliano e sono andato a Ricadi per partecipare al conferimento della
cittadinanza onoraria a Giorgio Albertazzi. Non so se, come dice Bertolt Brecht nel suo Breviario
di estetica teatrale, “ compito del teatro, come di tutte le altre
arti, è ricreare la gente”. Ma so di certo che nell’intensa attività teatrale
di Giorgio Albertazzi parole e
accadimenti affiorano in una relazione dialettica continua con il pubblico. Questo,
come egli stesso ha scritto: “implica un
rapporto diverso dalla consuetudine, con la platea da una parte e gli attori e
quindi lo spettacolo dall’altra. Ma si manifesta in un rapporto di confronto e
di scontro o d’intese più vitali e dinamiche, di complicità attiva”. Per di
più “ l’imprevedibile “ diventa un momento
artistico alto, coacervo non solo della trama scritta ma anche di quella
mentale, che si materializza nell’opera come forza guida e di attacco. Un
maestro, dunque, che come si legge nella motivazione dell’attribuzione della
cittadinanza onoraria di Ricadi “ha fatto
la storia del teatro e ha reso onore alla Calabria con la direzione del Magna
Grecia Teatro Festival''. Ed, io credo, che sia giusto dare la giusta rilevanza
anche al Magna Grecia di Albertazzi.
Innanzitutto, perché non è la classica iniziativa che nasce e muore in un
giorno. Occorre dire che, in questo caso, i fondi Europei sono stati spesi
bene. L’importanza culturale e sociale del teatro, difatti, non deve mai essere
dimenticata. Non per niente, come sindaco
di Casignana, oltre ad aver aderito al Magna Grecia per molti anni, ho
cercato anche altre vie di avvicinamento al mondo teatrale. Tra le tante
iniziative, ad esempio, nel 2010 abbiamo avviato nel borgo antico di Casignana
un progetto di “Prove Aperte” con
attori che hanno vissuto per un mese nel nostro paese. E ricordo che molti di
questi attori si proclamavano esplicitamente “Albertazziani”. Insomma, nel centro
storico di Casignana ogni giorno una compagnia teatrale faceva le sue prove
nell’antica piazzetta, davanti a tutti. Era quasi un cantiere aperto ove si
aggiravano curiosi, giovani e appassionati di recitazione; cittadini che,
probabilmente, non hanno mai avuto l’opportunità di capire come nasce un’opera
teatrale e che essa è anche il derivato della fatica e del lavoro.
Un’esperienza che ancora oggi tutti rammentano, laddove un posto quasi ”staccato”
dal mondo, dalla quotidianità, era diventato parte delle nostre giornate. L’arte vissuta in modo dinamico, era
questo l’intento che ci eravamo posti, affinché la cultura non apparisse come
un mezzo a disposizione di poche
persone ma si trasformasse in ambiente all’interno
del quale tutti, ed in particolare i giovani, avessero la possibilità di
modificare il loro modo di sentire e di fare esperienza. Anche perché l’evoluzione
sociale non può non percorrere la via dell’arte e delle grandi lezioni di maestri
come Giorgio Albertazzi, un artista che non ha mai rinunciato ad essere se
stesso. Basti pensare che imprevedibile Albertazzi lo è anche sul suo sito
internet, quando dice : ”Sul mio passaporto c’è scritto:
attore. In realtà faccio anche il regista, lo sceneggiatore, il riduttore di
romanzi per la televisione e ora l’autore teatrale. Alcuni amici sostengono che
il mio vero mestiere è l’attore. Altri dicono che dovrei soltanto scrivere.
Altri ancora che non dovrei mai più fare una regia teatrale. Chissà quali sono
fra questi gli amici autentici?”.
Io, se lo posso rassicurare,
parlando con tanti artisti e, recentemente, anche con Michele Placido, gli
garantisco che di amici e di estimatori il maestro Albertazzi ne ha veramente tanti.