martedì 3 giugno 2014

SCOPELLITI E LA MANCANZA DEI PARTITI

Da IL QUOTIDIANO DELLA CALABRIA del 03/06/2014
 
 
Le dimissioni di Scopelliti hanno cambiato l’ultimo tratto della legislatura. Era stato atterrato dal sopraggiungere della variabile giudiziaria ed ha voluto far seguire ad essa un gesto personale, obiettivamente personale per quanto motivato, perché insieme a lui non si sono dimessi Giunta e maggioranza.
C’è un problema che risiede nel verdetto del giudice e nella “incredibile” Severino, lo abbiamo detto più volte (per Governatori, Presidenti di Provincia e Sindaci),  con la Riforma vige una prerogativa superiore alle responsabilità di immedesimarsi con la vita degli Enti, cosicché con le dimissioni di  Scopelliti  viene messa in discussione la prosecuzione naturale della legislatura.
Si può aggiungere che Scopelliti, al di là della sua decisione di dimettersi, in realtà è un leader che ha sempre scandito, e potuto scandire, il “ tempo d’ogni gara “, per dirla in termini sportivi; e questo è, caso mai, un motivo di discussione (anche se fuori tempo massimo).
La capacità di riorganizzare le fila e, ancor prima, l’analisi del risultato delle elezioni europee (che ha visto Scopelliti raggiungere un risultato importante) sono rilevanti  sotto l’aspetto politico, ma in sede istituzionale conta, a questo punto, un altro aspetto:  quanto fatto o predisposto come Amministrazione e quanto non fatto in questi anni, compreso quest’ultimo che non si vuole sfruttare appieno, per lo meno a livello di opportunità .
Il “mito fondativo” del Pd di Renzi, che poi è diventato concreto successo, e, sull’altro versante, del nuovo partito del Centro Destra che ha conquistato “la sufficienza “, ha assorbito molto il dibattito anche in una regione come la Calabria che ha bisogno continuamente di nozioni di efficacia,  sempre cruciali nell’agire politico.
I canoni della normale ragione politica sono in Calabria la verifica positiva dei programmi e il peso che la Regione ha a Roma, traguardi (si era capito) alla portata di un Presidente che aveva stravinto, che aveva unito al carisma l’idea della battaglia contro il disagio sociale e che non rischiava di essere assalito dai crampi della politica, dato che aveva una maggioranza allineata .
Gli obiettivi non erano sconosciuti: servizi studiati in concreto (non con banali parole), turismo e agricoltura (che, essendo nel Dna di questa regione, debbono essere riconoscibili per ricchezza ed occupazione prodotta),  infrastrutture (tante quante ne può dare un governo amico a una Regione legittimata) e una spesa europea utile a “coprire” quella ordinaria, che è scomparsa, ed a spingere più avanti la modernizzazione.
Ma succede che Scopelliti, invece di essere sostenuto per i tagli dolorosi nella Sanità, diventa una immagine del negativo perché la sua burocrazia lo tradisce, il circuito commerciale resta fermo al “simbolismo” (pur dopo tutti gli sforzi meritori del Presidente della Regione), gli scontri con Mauro Moretti per le Ferrovie hanno trovato sempre delle resistenze, i Pisl e quant’altro hanno bisogno di tempi per le positive ricadute.
Si è deciso, quindi, che si può rinunciare ad un pezzo, un anno, di questi tempi .
Non lo guardiamo come un inciampo determinante. Certo più tempo si ha a disposizione e più lavoro è possibile fare, ma la crisi della fiducia accordata dal pubblico alla politica o un suo vigoroso rilancio al quale possiamo e dobbiamo lavorare con grande impegno non sono, ovviamente, legati esclusivamente a questo passaggio .
Il tema è più grande: sia la solitudine del decisore (anche se sono la politica ed il cittadino che si scelgono il rappresentante) e sia la società civile che, oggi, appare sfrangiata, esclusa, sfiduciata, denunciano (entrambe) l’assenza della mediazione politica.
Mancano i partiti e ci ritroviamo ormai da troppo tempo a parlare di pressioni, influenze, appropriazioni.
Scopelliti, dichiarando di voler fare lavoro di partito, sposa una causa giusta. Ma noi siamo Istituzione, siamo il Consiglio Regionale e dobbiamo mettere davanti a tutto il dovere di fare le cose che i cittadini ci chiedono e per le quali ci hanno votato.
 
Pietro Crinò – Consigliere Regionale